Due le prove live per aggiudicarsi l’ambito riconoscimento di primo MasterChef Amadori: la replica della pietanza in gara e l’improvvisazione di una ricetta composta abbinando il pollo Amadori Campese, allevato all’aperto, agli ingredienti segreti di una “Mystery Box” aperta solo all’ultimo momento. Sotto gli occhi attenti e critici di una giuria speciale composta dal Gastronauta Davide Paolini, dal secondo e dal terzo classificato MasterChef Italia 2013 Maurizio Rosazza Prin e Andrea Marconetti, il vincitore Filippo Battistini è riuscito a conquistare i maggiori punteggi nei criteri di valutazione dei piatti: la combinazione degli ingredienti e la scelta della tipologia di cottura, la creatività e la presentazione del piatto ed infine il livello di soddisfazione del palato.
Con un evento condito di spettacolarizzazione, Amadori ha concluso un contest che dal 14 gennaio al 3 marzo ha coinvolto quanti hanno colto la sfida di un concorso capace di esaltare la passione per la cucina e le qualità della carne bianca d’eccellenza in un mix di tradizione e innovazione, mettendo in gioco per un giorno le proprie abitudini tra i fornelli, specchio degli italiani a tavola. L’innovazione costante tipica di Amadori si declina infatti anche nell’attenzione ai nuovi canali di comunicazione, con progetti digital e social, proprio come il concorso Amadorabili Chef e l’ebook nato dal contest online, e con la rinnovata partnership con MasterChef nel 2014.
Amadori, sempre vicino agli italiani in cucina ha voluto indagare sulle passioni e sui trend più legati a questo settore con la Ricerca “Italiani, Amadori e il boom del cooking” un’indagine demoscopica AstraRicerche per Amadori presentata in questa sede dal ricercatore sociale Enrico Finzi. E' proprio il rapporto fra gli italiani e la cucina il tema dell’indagine (1005 interviste online, somministrate ad un campione rappresentativo della popolazione di età compresa fra i 18 e i 70 anni): «i risultati – come illustra il ricercatore sociale Enrico Finzi – fotografano un Paese che, malgrado la crisi, non ha perso la voglia di cucinare, tutt’altro: l’antica passione collettiva per il mangiare e il bere si sta arricchendo con quella, ormai maggioritaria, per la preparazione dei cibi; anche grazie al ricorso a vecchie e nuove forme di informazione e di education, come internet e la televisione». Cucinare, insomma, è un piacere, uno strumento di realizzazione di sé e non più solo un dovere. La maggior parte degli intervistati (il 72%) dichiara di essere migliorato ai fornelli negli ultimi tre anni, sia ampliando la varietà dei piatti preparati, sia perfezionando i propri cavalli di battaglia. Inoltre, a fronte di un 39% che predilige recuperare le ricette della tradizione, al 24% piace sperimentare e provare accostamenti e metodi di preparazione diversi dal comune. Fra i dati emersi dal sondaggio colpisce il favore per la cucina facile “ad effetto”, cioè per quei piatti di preparazione non troppo impegnativa, che però soddisfano il palato e la vista: il che si spiega non solo con il desiderio di emulare gli chef stellati protagonisti di trasmissioni molto seguite in TV, ma anche con la capacità dell’easy cooking di conciliarsi con ritmi di vita intensi, rendendo possibile trascorrere più tempo con parenti e amici.